Portfolio > Reportages > Ex Caserma Rossani Liberata > Martedi 18 Febbraio 2014

A quiet evening of exploration, a few days after the 'liberation' of the former barracks Rossani in Bari 
 
Check around 21, the entry of waste materials, planks of wood and broken health neatly positioned to allow the passage and subsequent access to the former barracks. 
 
After another door / passage I find myself in a large open space. Trees on the right next to one of the facilities of the complex structure and the other on the left. I walk through this space and arriving in what was perhaps once the main building of the barracks.

 

Una tranquilla serata di esplorazione pochi giorni dopo la 'liberazione' della ex caserma Rossani, a Bari.

Arrivo verso le 21, all'entrata materiali di scarto, assi di legno e sanitari rotti posizionati ordinatamente per consentire il passaggio e il conseguente accesso all'area della ex caserma.

Passata un'altra porta/passaggio mi ritrovo in un grande spiazzo. Alberi sulla destra a ridosso di una delle strutture del complesso e altra struttura sulla sinistra. Percorro questo spazio e arrivo a quello che forse un tempo era l'edificio principale della caserma.

Decine di persone, giovani e meno giovani, in una confortante eterogeneità, sono sedute, all'aperto, godendosi la proiezione di un film con Vincent Cassel, l'Odio, grazie al proiettore che qualcuno ha portato e messo a disposizione. L'entrata ad uno dei tanti stanzoni della struttura mi porta ad un piccolo spaccio per birre e patatine attiguo a quella che potrei definire una sala dance e di ritrovo. Scritte sui muri, alcune vecchie, altre appena fatte, che inneggiano alla libertà, al sociale, alla dignità dell'uomo.

Luci rosse, arancio, gialle riscaldano l'ambiente, proiettando sui muri di questo enorme stanzone vari colori che si mescolano a quelli tenui di base, creando una atmosfera mistica, magica, accogliente, ispiratrice delle foto della serata.

Lascio lo stanzone 'dance' e passo a quello accanto e, sorpresa, mi ritrovo in una specie di palestra. Dico specie perché non c'è ancora molto (ovviamente) ma già si vedono i primi tappetini, qualche attrezzo. Ma non è finita qui, perché la 'palestra' non è vuota, ci sono ragazzi e ragazze che si allenano, di già.

La vista di questo miracolo mi entusiasma e mi concedo un sorriso.

Immagino per un attimo una società diversa da quella in cui viviamo, dove il valore della 'cosa pubblica' non è solo una parola messa li a far bella figura, ma un valore vero, concreto. Una società dove tutti sono consapevoli di un impegno sociale che ad oggi ancora non c'è, se non in casi come questo.

Proseguo contento della scoperta appena fatta, trovo delle scale e ovviamente subito le salgo. Arrivo al primo piano della vecchia struttura principale, altri enormi stanzoni in buone condizioni, finestre purtroppo prive di vetri ma con ancora, in molti casi, le originali grate di ferro.

In uno di questi stanzoni la luce! Nel senso che qualcuno ha collegato il gruppo elettrogeno ad una lampadina. Ad un paio di tavoli persone sedute parlano e scrivono su di un portatile.

Mi avvicino e cerco di sciolgliere il ghiaccio, l'accoglienza è, per alcuni secondi, gentilmente distaccata ma amichevole. Percepisco una certa sorpresa in realtà, non credevano che qualcuno potesse salire, forse.

Ma vado avanti e cerco di presentarmi. Dopo poco scopro di conoscere uno di loro, gli ricordo dove e quando e presto dell'antico ghiaccio secco non v'è più traccia. Si chiacchiera amabilmente e Max, l'amico che avevo riconosciuto, mi conduce in uno stanzone sullo stesso piano ma che affaccia dal lato opposto.

'voglio farti vedere una cosa' mi fa, ed io lo seguo incuriosito.

'guarda Christian, cosa vedi dalla finestra?' io vedo l'Hotel Leon d'Oro, un hotel che si trova nella piazza della stazione centrale di Bari, al principio di Via Sparàno, e mi rendo conto di quanto questo enorme spazio sia centrale, ben posizionato.

'è incredibile vederlo così vicino' continua Max. 'ti rendi conto di quanto siamo in centro? questo spazio potrebbe diventare un parco, una struttura polifunzionale aperta al pubblico, magari con servizi gratuiti o quasi per tutti'

Effettivamente Max ha ragione, e spero in quello stesso momento che queste sue parole non siano il frutto di una momentanea eccitazione da centro sociale. Spero che nessuno si dimentichi che questo spazio è di tutti e di tutti dovrà restare.

Passiamo ad un'altro stanzone, stesse dimensioni per tutti (almeno sembra) e Max mi fa notare che qui si sono già messi al lavoro.

Stanno dipingendo le pareti con disegni, onde, mare e cielo blu perché vorrebbero creare uno spazio per bambini.

In effetti già pochi giorni dopo la 'liberazione' avevano organizzato una piccola festa per bambini e sembra che sia andata bene.

Insomma più girovago per questo spazio e più scopro cose interessanti, belle e sociali.

Chiacchiero un po con i presenti, scatto altre foto, poi ridiscendo nello stanzone 'dance', incontro una vecchia conoscenza, Tiziana, artista.

Un'altro paio di scatti e decido di abbandonare (momentaneamente) il mio lato socievole per dedicarmi alle ultime foto.

Contento della serata, mi avvio verso l'uscita, non vedo l'ora di poter visionare il mio lavoro e penso: 'meno male che l'hanno occupata'

Canon 650D; Canon EF S USM 10-22; Canon EF 24-105 USM L

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finale
Primary
Adele e Franco
Places
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